Noto con il nome Castrum Montis Murri, sorto intorno all’anno Mille in seguito al declino della città romana di Grumentum, oggi andiamo a scoprire Montemurro!
Già dalle sue origini considerato un importante centro attrattivo e di rilevante importanza grazie alla presenza di due conventi, domenicano e francescano, ma soprattutto all’attività di molitura delle olive e di concia delle pelli. A Montemurro esiste infatti ancora oggi il rione Concerie, chiamato così per la fiorente attività di concia delle pelli così attiva nei secoli passati, tanto che la tipica tecnica di lavorazione detta “concia montemurrese”, era nota anche fuori regione. Parte dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, il centro abitato sorge a 723 metri s.l.m., ma il suo territorio arriva a sfiorare i 1300 metri se ci allontaniamo, raggiungendo la sua montagna più alta: il monte Santo Jaso.
Questo è un luogo di particolare importanza per la comunità in quanto, sulla sua sommità, in un ampio ed aperto piazzale ricco di verde e circondato da una corona di monti, è presente il Santuario della Madonna di Servigliano, piccolo ma suggestivo, edificato nel 1911 e tutt’oggi sede della statua di Maria. Si narra che sia stata proprio la Madonna, apparsa in sogno, ad indicare il luogo in cui costruire il santuario. Come da tradizione ormai secolare, la statua viene portata a spalla dai montemurresi nella seconda domenica di maggio per poi essere riportata in paese il secondo sabato di settembre, in un percorso di circa 13 km tra fede, folklore e tradizione; un evento a cui tutta la popolazione partecipa con devozione.
Lo sviluppo dell’artigianato e dell’agricoltura è fin dal principio andata di pari passo con la crescita culturale e spirituale del paese, che si è arricchito di chiese e cappelle, in segno della forte fede che ha accompagnato la quotidianità degli abitanti. Troviamo ad esempio la Chiesa del Soccorso, con la sua architettura affascinante, e la Chiesa di San Rocco, costruita intorno al 1690, con pitture murarie di grande rilievo realizzate dai montemurresi Pasquale e Antonio Lotito, e un grande dipinto ad olio raffigurante San Rocco con le figure iconografiche, Sant’Anna e San Giuseppe, gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. L’immagine del Santo è anche su ceramiche smaltate poste sulla facciata esterna della chiesa.
Procedendo sul filone religioso, impossibile non parlare della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Assunta con l’annesso convento francescano di Sant’Antonio da Padova, entrambi risalenti al ‘600. La chiesa è a due navate divise da archi, con un campanile laterale. Sul muro dell’ingresso maggiore è riporta l’immagine di Sant’Antonio dipinto su maioliche, mentre al suo interno custodisce opere tra cui un grande dipinto ad olio sempre del ‘600, racchiuso in un’ampia cornice di legno dorato, che ritrae l’Assunzione della Madonna, diverse statue di Santi come quella di San Giorgio, patrono di Montemurro, e della Madonna di Servigliano per i mesi che vanno tra settembre e maggio. Un crocifisso ligneo del XVII secolo è ciò che attira l’attenzione, poiché oggetto di numerose storie che vengono tramandate; si narra infatti che più volte abbia parlato ai fedeli, e la prima volta, poco dopo la sua realizzazione, si riporta che abbia cambiato posizione della testa per essere una riproduzione più fedele.
Degno di nota è certamente quello che resta dell’ex convento della SS. Annunziata, ovvero parte della chiesa di S. Domenico, al cui interno troviamo le nicchie di S. Tommaso D’Aquino, della Madonna delle Olive e di S. Pietro Martire. Da tempo sconsacrata, la chiesa oggi ricopre un altro importante ruolo per la comunità, come sede della mostra permanente “Pittori Montemurresi del ‘500 e ‘600”. Si tratta di riproduzioni fotografiche di alcune delle opere in cui spiccano quelle realizzate dei caravaggeschi Sellitto e Manecchia, originari di Montemurro, ma attivi artisticamente a Napoli. Pur non avendo a disposizione le opere originali, nel 2019, in occasione di “Montemurro capitale europea della cultura per un giorno”, il paese ha voluto farle conoscere ai visitatori attraverso riproduzioni fotografiche. Nei locali sovrastanti è invece presente la mostra “La stanza della pittrice”, dedicata a Maria Padula, illustre esponente nel Neorealismo. Si tratta di un’esposizione molto originale, che utilizza la tecnologia nel progetto “I luoghi della pittrice”: quattordici mattonelle bianche dislocate in altrettanti luoghi all’interno del territorio di Montemurro, segnano l’esatta posizione in cui l’artista poggiava il suo cavalletto! Un QR-code permette di visionare il dipinto sul display di un dispositivo, consentendo la comparazione della realtà attuale con quella di un tempo, questo fa sì che l’arte prenda vita e trasformi il paesaggio in un museo a cielo aperto!
A Montemurro, però, la forma d’arte che in assoluto rappresenta l’identità del luogo, è senz’altro quella del graffito polistrato, ideato dal marito Giuseppe Antonello Leone, con opere visibili a tutti nei vicoli e lungo i corsi di Montemurro. Queste opere sono l’esito della Scuola del graffito fondata nel 2003, allo scopo di tramandare la tecnica a nuove generazioni. La rilevanza di questa tecnica attira numerosi artisti che da ogni parte d’Italia e del Mondo, giungono qui nell’ultima decade di agosto per partecipare all’”Edizione Artistica”. Ogni anno la commissione della scuola definisce il tema su cui gli artisti dovranno elaborare l’opera, per avere sempre risultati diversi e originali che possano arricchire il patrimonio artistico. La prima edizione dell’evento fu dedicata a Leonardo Sinisgalli, grande personalità montemurrese, innovatore dal doppio interesse scientifico-tecnologico e artistico-letterario, che rivive nella Fondazione a lui intitolata nel 2008 nella casa di famiglia.
I segni del passato ci ricordano anche un’altra storia importante, come quella dell’Unità d’Italia, ricordata da palazzo Marra, sede del comitato insurrezionale nell’800 che cospirò a favore dell’Unità d’Italia, guidato dal montemurrese Giacinto Albini, nominato Governatore della Provincia di Basilicata da Garibaldi.
C’è poi una parte fondamentale dell’identità di Montemurro che si basa sulla presenza del lago del Pertusillo. Oggi questa storia è testimoniata grazie al Museo del Lago, inaugurato a luglio di quest’anno, con due postazioni multimediali multitouch dedicate rispettivamente alla consultazione di volumi digitali, sfogliabili all’interno di una libreria virtuale, e all’approfondimento delle caratteristiche storico-geografiche dei borghi che intrecciano con il lago un legame vitale, come Montemurro. Il territorio viene presentato con schede, testi e immagini per raccontare questo patrimonio, a cui va ad aggiungersi una sala immersiva con multi proiezione su tre pareti in cui poter vivere il lago, la vegetazione, i boschi e i paesaggi in maniera avvolgente. Tra i diversi contenuti recuperati, inoltre, troviamo alcuni video documentari messi a disposizione dalla sede Rai di Basilicata.
L’acqua, dunque, è da sempre legata a Montemurro, non solo per l’affaccio sul lago, ma anche per la presenza di acque sorgive nel sottosuolo, con antichi lavatoi e numerosi ruscelli. Un territorio ricco di biodiversità impreziosito da vegetazione spontanea con ginestre e rovi, il corniolo usato dai pastori, abili intagliatori, per fabbricare i bastoni, unita alle colture di sempre, vite, grano e alberi da frutto come meli, alberi di nocciole, di mele cotogne e di sorbe. La coltura però che fa da padrona in questo territorio è l’oliva! “L’olio fino di Montemurro”, è un’eccellenza che ha permesso al Comune di poter aderire all’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Montemurro vanta infatti una tradizione olivicola antichissima, grazie anche al suo territorio, habitat ideale. Per questa attività i montemurresi chiedevano la protezione alla Madonna degli Ulivi, che festeggiavano già dal 1400 ogni 21 novembre, il giorno prima dell’inizio della raccolta. In passato erano numerosissimi i frantoi presenti fuori e dentro il paese, mentre ad oggi solo pochi restano a testimonianza di quell’attività.
Il frantoio Dimase, che ha conservato una pressa in pietra e un tornio a legno risalente al 1600, si trovava nella cosiddetta la “via dei mulini”, nei pressi di un torrente di cui sfruttava la forza dell’acqua. Oggi è possibile effettuare un tour virtuale nel frantoio e attivare quattro video esplicativi del suo funzionamento. Da citare anche i frantoi Carrazza, e Lacorazza, visitabili anche all’interno del percorso della Sagra dell’Olio di Montemurro, che si tiene ogni anno nel mese di agosto, ormai da dieci anni, per poter gustare al meglio ed esaltare le caratteristiche di questo prodotto straordinario!
Per saperne di più sul Graffito Polistrato, leggi il nostro articolo! LINK
Fonte Immagini: Comune di Montemurro
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