Una delle date più drammatiche nella Storia dell’Alta Val d’Agri è indubbiamente quella del 16 dicembre 1857, il giorno cioè del “grande terremoto”.
Quel giorno, intorno alle dieci di sera, due violentissime scosse devastarono la Basilicata e in particolare i paesi della valle.
Il sisma ebbe epicentro a Montemurro (che fu di fatto rasa al suolo), una intensità epicentrale pari al grado XI della scala Mercalli e una magnitudo pari a 7,03, che ne fece il terremoto più distruttivo osservato in Italia fino ad allora, il terzo in Europa, e il primo al mondo fra quelli documentati fotograficamente.
Complessivamente le case crollate furono più di 3.300, e circa 2.800 quelle rese pericolanti e inabitabili. La maggior parte delle testimonianze monumentali del passato fu letteralmente cancellata dalla Storia. Quanto alle vittime, ne furono contate circa diecimila solo limitatamente ai comuni della valle.
Il terremoto visto “da fuori”
I resoconti delle scosse fecero subito capolino sui più importanti quotidiani e periodici europei, in particolare londinesi e parigini. Nei giorni successivi, il Times ne fornì testimonianze via via sempre più dettagliate, mentre L’Illustrated London News pubblicò le prime immagini delle devastazioni nelle aree della valle, scattate dal fotografo dei Borbone Alphonse Bernoud per quello che fu a tutti gli effetti il primo reportage fotografico di un terremoto al mondo.
L’eredità scientifica
A Bernoud si deve la maggior parte delle fotografie del sisma, mentre l’ingegnere irlandese che lo studiò sul terreno, Robert Mallet, commissionò un’altra campagna fotografica a Claude Grillet, nel 1858, per una spedizione scientifica da parte della Royal Society of London e la realizzazione di quello che è considerato lo studio che permise la nascita della moderna sismologia.
Della catastrofe si occupò anche il celebre romanziere inglese Charles Dickens: nella rivista “Household Words”, da lui diretta, egli pubblicò l’articolo Earthquake experiences riguardante il terremoto in Val d’Agri. Il suo contributo nella diffusione delle notizie relative all’evento si rivelò cruciale per la conoscenza dei bisogni del Meridione, consentendo inoltre lo sviluppo di iniziative di aiuto e supporto ai terremotati.