Paterno sorge nella fertile pianura della Valle dell’Agri, al confine con la provincia di Salerno. Il comune, il cui nome deriva secondo Giacomo Racioppi da “Paternicum” ossia “terra dei padri” (meno fondata l’ipotesi che possa derivare dal nome di un potente patrizio di Consilinum), è diventato autonomo solamente nel 1973, staccandosi da Marsico Nuovo. Ma la sua storia è più antica.
Il sito, forse, era abitato già all’epoca del bronzo medio (2500 a.C.), come attestano alcuni reperti rinvenuti nella zona della Civita, oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri. Tra di essi spiccano grandi vasi con fondo nero, scodelle con orlo a tesa per la raccolta delle derrate alimentari e scodelloni per la lavorazione del latte, tutti contenitori con apici non molto revoluti e con una caratteristica decorazione a onde contrapposte. Questi ritrovamenti fanno pensare al popolamento della zona da parte di pastori seminomadi appartenenti alla cultura Appenninica: furono loro a tracciare le vie di scambio tra il Vallo di Diano e la costa ionica. Proprio sulla Civita, distante circa 3 chilometri dal paese, è oggi possibile vedere una piccola ricostruzione di questi villaggi preistorici.
Nel periodo romano Paterno fu, forse per l’abbondanza delle acque, un importante centro agricolo. In località Aggia sono stati scoperti i resti di una villa rustica romana.